Unwanted Nobodies.

Sapendo che l’ONU non e’ popolarissima tra gli israeliani [1], da qualche tempo alla domanda “ma cosa ci fai qui?” preferisco menzionare prima il mio lavoro, e solo se la persona mi sembra aperta mi azzardo a menzionare che in realta’ sono qui per mia moglie.
Dialogo di ieri, in un centro commerciale, con un ebreo israeliano (identificabile come ortodosso ma non ultraortodosso) che mi aveva appena aiutato a capire cosa mi voleva dire la cassiera poco ferrata in inglese [2]:

“Ma voi siete italiani?”
“Io si’, mia moglie e’ belga”
“Ah ma che bella l’Italia! Mi piace tantissimo! Di dove esattamente in Italia?”
“Sicilia”
“Ah, io sono stato recentemente in vacanza sulle Dolomiti, a sciare! Una vacanza molto perfecta!”
“Ah si’ belle le Dolomiti!” (In realta’ non ho idea di che aspetto abbiano le Dolomiti, ma presumo siano belle.)
“E poi ci sono anche stato per lavoro! Ho persino conosciuto… come si chiama… il primo ministro…”
“Renzi?”
“No, quello delle televisioni…”
“Berlusconi?”
“Si’ si’, proprio lui! Ahah che forza, troppo divertente, mi ha fatto troppa simpatia!”
“Ma come ha conosciuto Berlusconi?”
“Lavoro per Sky, una volta l’ho intervistato, anche se e’ la concorrenza eh eh.”
“Wow, fico! Si’ immagino che Berlusconi nel privato sia una persona molto divertente.” (Questo lo penso davvero.)
“Ma voi invece cosa ci fate qui in Israele?”
“Dunque, io lavoro al Weizmann Institute, non so se lo conosce, …”
“Come no! Certo! Ma allora e’ uno scienziato!”
“… e mia moglie invece alle Nazioni Unite.”
“Ah”.
Li’ ha smesso di sorridere. Nel frattempo la commessa finisce di impacchettare tutto e pago.
“Beh allora arrivederci eh?”
Il tipo e’ al telefono, allora penso che non abbia sentito e faccio un gesto di saluto piu’ visibile, ripetendo “arrivederci” in italiano. Niente. Me ne vado un po’ mogio.

Le Nazioni Unite raccolgono l’immondizia. Foto da qui.

[1] Il titolo di questo post e’ una citazione (vedasi ultimo paragrafo qui).
Che lo stato di Israele ignori da lunga data varie risoluzioni dell’ONU e’ cosa nota (qui un elenco con commentario palestinese, qui un contro-commentario israeliano.)
Cio’ che ho scoperto solo chiacchierando con israeliani e’ che il sentimento che l’ONU sia pregiudizialmente ostile a Israele e’ diffuso sia a destra che a sinistra.
Tra le violazioni di diritto internazionale piu’ gravi di Israele ci sono la questione dei profughi palestinesi del 1947-1949 (per il diritto internazionale bisogna concedere ai profughi la scelta tra il ritorno e un indennizzo), l’annessione di Gerusalemme Est e del Golan (non si puo’ annettere territorio tramite guerra), la colonizzazione della Cisgiordania nonche’ di Gerusalemme Est e Golan (non si puo’ trasferire popolazione civile in un territorio occupato).
Non ci potra’ mai essere accordo tra Israele e ONU su questi punti. Dal punto di vista israeliano e’ essenziale che Israele sia uno stato a maggioranza ebraica (l’intera ragione dell’esistenza del sionismo e dello stato di Israele e’ garantire che almeno uno stato nel mondo sia un rifugio per gli ebrei, in caso di nuove persecuzioni), e i confini del periodo 1949-1967, che la comunita’ internazionale considera “Israele propriamente detto”, sono solo una linea del tutto arbitraria e priva di valore, corrispondente non a una negoziazione tra stati ma al punto in cui si trovavano le armate al momento dell’armistizio (e quindi, persino per gli israeliani piu’ empatici verso la causa palestinese, i confini della Palestina devono nascere da negoziazione e non da un’imposizione di confini arbitrari dall’esterno). Per i piu’ mistici o nazionalisti, ovviamente, tutto l’Eretz Israel e’ casa loro (come ribadito pittorescamente in questo dialogo emblematico [a]), e in particolare Gerusalemme e’ la capitale naturale del popolo ebraico e quindi la sua giudaizzazione e’ del tutto naturale. Riguardo il Golan, il suo possesso e’ cruciale come riserva acquifera e per semplici considerazioni di difesa: un nemico che controlla un’altura ha un vantaggio militare enorme. Di conseguenza, non e’ questione di restituirlo a una Siria ostile. (E se questo vi sembra aberrante, attenzione che noi dal 1918 facciamo lo stesso e per la stessa ragione.)

[2] Incidentalmente, l’esperienza del nostro primo centro commerciale israeliano (di solito cerchiamo di evitarli in quanto potenziali target terroristici), con i suoi commessi insopportabili e/o incompetenti e una frazione anomala di clienti petulanti e cafoni, ci ha fatto venire voglia di iscriverci ad Hamas.

[a] Al palestinese che gli fa notare che sta violando una proprieta’ privata, il colono risponde “This roof is mine, this entire country is mine and everything in this country is mine.”
I coloni ebraici di Hebron sono noti per il loro estremismo e la loro aggressivita’ verso la popolazione autoctona. Al punto che il disgusto per quello che hanno visto e che gli veniva chiesto di fare durante il servizio militare a Hebron (per “difendere” i coloni) ha portato alcuni soldati a fondare l’organizzazione Breaking The Silence. Conosco uno che ha fatto il servizio militare a Hebron e condivide il disgusto, anche se (come avrebbe fatto probabilmente la maggior parte di noi) ha eseguito gli ordini, compresi i prelevamenti di notte. [b]
Tra parentesi, Breaking The Silence organizza delle interessanti gite tra cui la visita al monumento eretto dai coloni di Hebron in onore di Baruch Goldstein, definito come “martire” per la sua azione suicida risultata nella morte di 29 arabi che pregavano in moschea (per vendicare l’uccisione di 67 ebrei nel 1929). Interessante come usino la stessa parola dei palestinesi, per lo stesso tipo di azione.
(Un mio collega ha partecipato a questa gita, e in base a quello che ci ha raccontato – in particolare il dettaglio del colono che si infiltra sistematicamente nel gruppo perche’ amico delle guardie, e recita “amen” a ogni rigo che viene letto della stele funeraria del martire – preferiamo non andarci con una bimba.)

[b] Sempre in tema Israele vs Legge Internazionale, recentemente c’e’ stata una buona notizia: l’esercito israeliano ha deciso di sospendere (almeno per un periodo di prova di un anno) gli arresti notturni (link), sembra per ridurre il rischio di ritrovarsi incriminati davanti alla Corte Criminale Internazionale, possibilita’ che ci si aspetta diventi concreta nel caso in cui Mahmoud Abbas richieda e ottenga l’adesione palestinese a questo organismo. [c]

[c] All’inizio delle attuali negoziazioni tra Autorita’ Palestinese e Israele, le due parti avevano promesso gesti di buona volonta’ per il confidence building: gli israeliani avevano promesso di rilasciare un centinaio di prigionieri palestinesi e i palestinesi di non richiedere l’adesione a vari trattati internazionali, tra cui questo. Persino durante la recente crisi di qualche giorno fa, quando Israele si e’ rimangiato la promessa di rilasciare l’ultimo blocco di prigionieri e Abbas per ritorsione ha firmato 15 richieste di adesione a organismi internazionali – causando una reazione israeliana particolarmente isterica – tra queste richieste non c’era la Corte Criminale Internazionale, che intende tenersi come Arma Finale se proprio va tutto in vacca.

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